La storia delle donne

La prolifica e fantastica Manuela Canicattì ci regala un nuovo articolo sulle donne!

Le Ere delle Donne

In un tempo assai lontano vi fu l’Era delle Donne, dove la vita era scandita dai ritmi della Luna e delle stagioni, in cui il potere creativo era considerato divino e rispettato da tutti. Le donne conoscevano se stesse, ascoltavano i loro corpi dandosi il tempo di esser consapevoli dell’energia che cambiava nelle  varie età. Consideravano la fine dei cicli mestruali l’inizio dell’Era della Saggezza mettendo a disposizione delle nuove leve la propria esperienza.
I ritmi erano più lenti e rispettavano le stagioni, le ore di luce e oscurità: grandi feste onoravano ogni aspetto della vita tramandando ai piccoli le antiche storie e unendo gli adulti nella condivisione della propria storia. Così, osservando di vita in vita la natura nacquero l’agricoltura, i villaggi, la medicina.
Poi venne l’Era della Guerra, in cui il potere dell’Uomo ebbe il sopravvento e con crudeltà sottomise il femminile, lo marchiò come peccato in ogni sua manifestazione e lo obbligò al silenzio.
Furono secoli bui per le donne, a cui vennero proibiti ogni libertà e ogni diritto: fu così che la saggezza dell’antico femminino si disperse, molti scordarono altri rinnegarono l’Era delle Donne e solo poche di esse, spesso chiamate streghe, tennero accesa la fiamma della consapevolezza a costo di isolamento e tremende punizioni.
I secoli si accavallarono, vennero riscoperte Nuove Terre, il mondo vide guerre, carestie, epidemie e poi si svilupparono sempre più velocemente la scienza e la tecnica. Fu allora, dopo le terribili Guerre Mondiali che uccisero milioni di soldati, che il Mondo dovette accorgersi di aver ancora bisogno delle donne. Così, quando le donne ebbero di nuovo accesso alla cultura, si risvegliò in loro l’antico spirito, rialzarono la testa per affermare la propria esistenza: furono gli anni in cui vollero ricordare all’uomo il proprio valore ed essere riconosciute nei loro talenti.
Ma caddero in un inganno allorquando furono sfidate a dimostrare il loro valore. Nella foga del momento raccolsero la sfida senza accorgersi che fu imposto come termine di paragone del loro valore di essere come gli uomini. Così iniziò la folle corsa ad essere “come un uomo” in ogni aspetto della vita: sesso, famiglia, lavoro, cultura…. e le donne dimostrarono in pochi decenni di essere capaci ma pagando un prezzo carissimo. Non si accorsero per lungo tempo di sottoporsi a ritmi frenetici dettati dalla cultura dell’uomo, di sobbarcarsi senza tregua  una doppia vita che imponeva loro di non sentire il ciclo mestruale, di non rallentare i ritmi in gravidanza, di ricominciare a lavorare subito dopo il parto, di non lamentarsi quando il corpo implorava, con dolore o febbre,  di rallentare e così molte donne del secolo scorso continuarono a correre come sulle montagne russe  tra casa, lavoro, figli e vita sentimentale, riuscendo a malapena ogni tanto  a concedersi pochi attimi  per ricordarsi chi erano.
Poi qualcuna si fermò, in quei rari attimi di perfetta consapevolezza, si rese conto che era davvero assurdo continuare a sforzarsi per dimostrare “di avere le palle” perché le donne non hanno le palle ma hanno le ovaie. E forse, mi piace immaginarmele così, risero a crepapelle rompendo l’incantesimo: “Siamo donne e siamo straordinarie in quanto donne”, iniziarono a gridare per svegliare anche le altre.
“Non dobbiamo continuare a voler essere riconosciute come e quanto gli uomini ma proprio come donne, mostrare ed essere di nuovo orgogliose delle differenze che rendono possibile la vita e i colori e l’evoluzione. I nostri ritmi sono diversi da quelli degli uomini. La nostra mente è diversa. Il nostro mondo emotivo è diverso. E diverso non vuol dire meno, vuol solo dire diverso. Perché privare il mondo di tutto questo? Nelle differenze di genere si trovano le risorse per guarire il mondo!”
E piano piano le donne ricominciarono a guardarsi, ascoltarsi, riscoprirsi, sentire il bisogno di trovare equilibri diversi da quelli imposti da una società maschile.
Così è appena iniziata l’Era dell’Integrazione che le donne del nostro tempo stanno attraversando con  uno  sguardo volto al passato per ricordare ed imparare ed il passo  spedito sulla strada del futuro per scrivere una storia nuova dove maschile e femminile possano riconoscersi ed onorarsi vicendevolmente dando forma ad un mondo nuovo.  Siamo solo all’inizio, ci vorranno secoli ma io so che riusciremo a guarire Gaia e con lei le ferite inferte dalla storia alle nostre antenate fare pace con il passato per poter dipingere un futuro pieno di colori. Diversi. Tanti!

Manuela Canicattì