La cistite

Cistite frequente e recidivante

Oggi parliamo della cistite frequente e recidivante che può presentarsi nella menopausa. Innanzitutto definiamo che cos’è la cistite.

È un’infezione delle basse vie urinarie caratterizzata da un’infiammazione della mucosa della vescica.

È una delle infezioni più frequenti nella popolazione, soprattutto quella femminile e in modo particolare quella over 50. Quasi 1 donna su 2 riscontra problemi di cistite nel corso della vita. Le infezioni delle basse vie urinarie hanno un tasso “recidive” (ritornano spesso) anche dopo un’adeguata terapia antibiotica. In alcuni casi le recidive assumono frequenze molto elevate, specialmente nelle donne in menopausa.

Si parla di cistite ricorrente quando la donna presenta:

 Almeno tre episodi di cistite acuta in un anno;

Almeno due episodi di cistite acuta in sei mesi.

Non è la conseguenza di un primo attacco acuto mal curato, nella maggior parte dei casi si tratta di un nuovo episodio del disturbo.

Una delle complicazioni più frequenti della cistite è la pielonefrite, che può manifestarsi in forme particolarmente gravi negli anziani, nei bambini e nelle persone con basse difese immunitarie.

Generalmente è di origine batterica, cioè è spesso causata dalla risalita verso la vescica di agenti patogeni provenienti dalle feci o da infezioni della vagina o dell’uretra.

I fattori che predispongono l’infiammazione sono:

• L’essere femmina, perché la distanza tra l’uretra e l’ano è più corta rispetto all’uomo e perché le donne usano sistemi contraccettivi, come la crema spermicida e/o il diaframma, che possono favorirne l’insorgenza;

• l’uso smodato di antimicrobici, che le donne spesso fanno (anche solo con lavande interne non necessarie o detergenti intimi aggressivi) alterando così il regolare equilibrio della flora batterica della vagina, causando una persistente colonizzazione vaginale da parte di batteri come l’ Escherichia Coli;

• la menopausa, poiché il calo degli estrogeni influisce negativamente sull’elasticità, il trofismo della mucosa;

• i rapporti sessuali frequenti;

• la gravidanza, a causa delle numerose modificazioni anatomiche e fisiopatologiche conseguenti ad essa;

• le alterazioni delle vie urinarie, anche dovute a malformazioni congenite;

• negli uomini le malattie della prostata;

• gli interventi chirurgici sulla vescica o quelli uroginecologici;

• l’incontinenza urinaria;

• l’utilizzo di cateteri vescicali;

• un difficoltoso deflusso urinario, causato per esempio dalla presenza di calcoli vescicali;

• alcune patologie, quali diabete, la sindrome di immunodeficienza acquisita (SIDA) o le lesioni del midollo spinale.

Quali sono i sintomi e come fare la diagnosi di cistite

La cistite può essere asintomatica (cioè senza sintomi), presentando solo una carica batterica elevata nelle urine ma, il più delle volte, la sintomatologia è specifica e include:

 pollachiuria, cioè un aumento del numero delle minzioni giornaliere;

 disuria cioè la difficoltà a urinare. In questi casi la minzione può essere lenta e poco abbondante, richiede uno sforzo eccessivo, i muscoli pelvici appaiono contratti e il getto di urina può risultare modificato nel volume o nella forma (deviato, tortuoso, etc.) oppure bloccarsi improvvisamente e involontariamente;• stranguria, cioè bruciore o dolore durante la minzione, spesso accompagnato da un brivido freddo;

 tenesmo vescicale, cioè lo spasmo doloroso seguito dall’urgente bisogno di urinare;

• urine torbide, a volte maleodoranti.

I sintomi della cistite cronica sono simili a quelli sopraelencati, ma più lievi.
Nei casi più seri la cistite può essere accompagna da ematuria (sangue nelle urine) o da piuria (pus nelle urine), febbre anche oltre i 38-39°C e dolore pelvico aspecifico.
Queste infezioni possono essere diagnosticate tramite uno specifico esame delle urine (urinocoltura + antibiogramma) e, una volta identificato il batterio responsabile del disturbo, bisogna prendere un antibiotico con azione specifica sul patogeno identificato (naturalmente sotto controllo medico).

Cosa fare oltre alla terapia?
Un aiuto lo può dare l’alimentazione.

Bisognerà aver chiaro che è importantissimo, per ridurre la carica batterica, tenere svuotata il più possibile la vescica, perché il ristagno delle urine molto concentrate irrita la vescica e stimola la proliferazione dei batteri.

La stessa cosa vale per l’intestino, bisogna favorire il regolare transito intestinale, in modo da ridurre il numero di batteri pericolosi, che possono irritare la vicina e per ascesa possono aderire alla mucosa delle vie urinarie.

Quindi :

• una buona idratazione quotidiana, ci consente di fare molta pipì e quindi di “lavare” la  carica batterica.

• una riduzione del consumo di zuccheri semplici ( saccarosio, lattosio, maltosio), di cui si nutrono i germi, non vorrai averli belli pasciuti!

• una riduzione del consumo di grassi saturi, che possono irritare la vescica;

• un aumento del consumo di  fibre, che aiutano a regolarizzare l’intestino;

• metodi di cottura semplici (senza grassi aggiunti) come la cottura a vapore, in microonde, sulla griglia o piastra, in pentola a pressione, etc. anziché che la frittura, la cottura in padella o bolliti;

• una corretta ripartizione dei pasti, evitando cene abbondanti.

 DA EVITARE:
• superalcolici e alcolici, inclusi vino e birra, in quanto sono potenti irritanti di tutte le mucose dell’organismo, vescica compresa;

• caffè, tè e bevande contenenti caffeina o altre sostanze nervine (es: cola, energy drink, etc.);

• peperoncino, pepe, curry, paprika e spezie piccanti in generale, perché possono irritare la mucosa della vescica;

• formaggi piccanti;

• dolci e dolciumi come cioccolato, gelati, merendine, caramelle, etc., perché gli zuccheri semplici )come abbiamo già detto),favoriscono la crescita batterica;

• bevande zuccherate come acqua tonica, tè freddo, aranciata, etc. ma anche succhi di frutta, perché contengono naturalmente zucchero (fruttosio) anche se sulla confezione riportano la dicitura “senza zuccheri aggiunti”;

• dolcificanti artificiali (in pastiglie o contenuti in alcuni yogurt, marmellate, prodotti da forno e bibite);

• succo d’agrumi e fragole, perché possono irritare la mucosa della vescica;

• condimenti grassi come burro, lardo, strutto, margarine, panna, etc., perché possono rallentare la digestione;

• intingoli e fritture;

• salse elaborate e contenenti zucchero come maionese, ketchup, senape, bbq, etc.;

• insaccati come mortadella, salsiccia, salame, etc.;

• lieviti naturali ed artificiali, perché possono favorire infezioni vaginali come la candida e modificare la flora batterica;

• SALE È buona regola ridurre quello aggiunto alle pietanze durante e dopo la cottura e limitare il consumo di alimenti che naturalmente ne contengono elevate quantità (alimenti in scatola o salamoia, dadi ed estratti di carne, salse tipo soia, etc.);

• carne. È consigliabile privilegiare quella proveniente da tagli magri, privata del grasso visibile e cucinata con semplici metodi di cottura. Evitare le carni affumicate.

 COSA SI DEVE ASSUMERE:
• acqua, berne almeno 2 litri al giorno;

• tisane e infusi non zuccherati (es: al timo);

• verdura. Consumare almeno una porzione di verdure a pasto per garantire il corretto apporto di vitamine, sali minerali, antiossidanti e fibre. Preferire le verdure con poco sodio e molto potassio, tra cui cavolfiori, finocchi, carote, lattuga, broccoli e spinaci. Se necessario, integrare la propria dieta con supplementi di fibra in polvere;

• frutta. Consumare circa tre frutti al giorno, meglio se con la buccia (se commestibile e ben lavata). Variare il più possibile la qualità (i colori) per assumere correttamente tutti i micronutrienti essenziali. Preferire in particolare mirtilli, ribes, kiwi e frutti di bosco perché, grazie all’abbondante presenza della vitamina C, aiutano a rinforzare le vie urinarie e il sistema immunitario. Si può mangiare anche frutta cotta (preferibilmente pere o prugne), perché facilita il transito intestinale. Anguria e ananas sono frutti indicati in caso di cistite per il loro basso contenuto di sodio ed elevato apporto di potassio e acqua;

• sedano e prezzemolo, in virtù della loro azione diuretica;• cereali integrali, da preferire a quelli raffinati;

• pesce fresco, in particolare quello azzurro e il salmone per il loro elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi Omega-3;

• formaggi freschi a basso contenuto di grassi, come fiocchi di latte, ricotta, caciottina, crescenza, etc., oppure formaggi stagionati ma con un minor contenuto di grassi;

• latte fermentato e suoi derivati (es: yogurt) oppure fermenti lattici a cicli;

• olio extravergine d’oliva, da usare a crudo per condire le pietanze e dosato con il cucchiaino per non eccedere nelle quantità

 ALTRI CONSIGLI PRATICI:

• praticare un’accurata e quotidiana igiene intima, da intensificare nelle donne durante il ciclo mestruale;

• indossare biancheria intima di cotone e pantaloni non troppo stretti.
L’utilizzo di biancheria in materiale sintetico o pantaloni troppo aderenti altera la corretta traspirazione dei tessuti;

• è opportuno urinare prima e soprattutto dopo il rapporto sessuale, poiché il flusso urinario facilita il trasporto verso l’esterno di eventuali batteri;

• praticare regolare esercizio fisico (minimo 150 min a settimana, ottimali 300 min), ma evitare attività come spinning o cyclette perché possono irritare la mucosa vescicale, soprattutto se già infiammata;

• NON FUMARE, questo a prescindere dalle cistiti!!!

• a cena preferire un primo piatto in brodo o un minestrone di verdure;

• la tempestività nell’iniziare la terapia è fondamentale per accelerare la guarigione. Tuttavia, è necessario consultare il medico nel caso in cui i sintomi siano dubbi o la terapia non funzioni; valutare con il proprio medico la possibilità di introdurre integratori a base di mirtillo rosso (cranberry). Alcuni studi hanno dimostrato che l’assunzione quotidiana di succo di cranberry – da non confondere con il più noto mirtillo blu – possa ridurre l’insorgere di infezioni delle vie urinarie. Tuttavia questo succo, a causa della sua acidità, è poco gradevole al palato e non vi sono chiare indicazioni su quale sia la quantità minima di assunzione efficace. Inoltre, il succo di cranberry non è consigliato per chi segue una terapia anticoagulante con Warfarin o Acenocumarolo per il rischio di interazioni. Consultare sempre il medico.